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Direttiva “case green” nessun obbligo, solo obiettivi ma ideologici e inutili
Poteva andare insostenibili in breve tempo. Rimangono solo degli obiettivi. Quali?
Viene richiesto ai Paesi Ue di realizzare un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici che garantisca entro il 2050 la decarbonizzazione di tutti gli immobili, in linea con gli obiettivi di emissioni zero di tutta l’economia europea. Per arrivare a ciò le tappe intermedie sarebbero una riduzione di almeno il 16% dell’utilizzo di energia entro il 2030 da parte delle abitazioni e una del 20-22% entro il 2035. Le nuove costruzioni, invece, dovrebbero essere a emissioni zero già dal 2030. Scompaiono, quindi, i diktat inclusi nella proposta iniziale riguardanti il passaggio da una categoria energetica a un’altra. Nel 2040, poi, dovrebbero essere eliminate completamente le caldaie alimentate a combustibili fossili, che, comunque, non potrebbero essere più sovvenzionate già dall’anno prossimo, il 2025.
Nella migliore delle ipotesi, quindi, si tratta di obiettivi irrealizzabili e hanno perciò poco valore. Nella peggiore, invece, comporterebbero sacrifici ingiusti ai proprietari, solo spostati un po’ più in là nel tempo rispetto all’ipotesi originaria.
molto peggio, ma anche molto meglio. Sicuramente andrà diversamente. La versione definitiva della direttiva cosiddetta “case green”, approvata dal Parlamento europeo il 12 marzo, non fissa obblighi per i proprietari di immobili. Ciò è stato possibile soprattutto grazie all’impegno di chi, come Confedilizia, ha lottato contro un’impostazione inziale ideologica e punitiva, che avrebbe costretto milioni di famiglie a spese